LidOdissea è una drammaturgia originale, che prosegue e approfondisce la riflessione sulla società contemporanea già attuata in opere precedenti, come Amleto take away e In fondo agli occhi (con la regia di César Brie). Il lavoro risponde al desiderio di indagare il senso di inquietudine che, come uno spettro, aleggia sull’uomo contemporaneo immerso nella società che lo circonda, e sull’inadeguatezza che il confronto con essa produce in lui. Un affresco del vuoto dorato in cui siamo immersi, dove anche quei problemi, che un tempo erano considerati appannaggio delle giovani generazioni, si sono estesi a macchia d’olio, coinvolgendo fasce d’età che arrivano fino ai 50/60 anni: una macrogenerazione “schiacciata” tra i cliché del contemporaneo, accomunata da senso di impotenza, inadeguatezza, impossibilità a superare o a raggiungere gli obiettivi imposti dalla società della performance, nella quale tutti siamo immersi.
Partendo dal vissuto personale degli artisti, LidOdissea è il risultato di un confronto e incontro con il poema omerico, il cui studio ha evidenziato dinamiche archetipiche che risuonano forti nel nostro contemporaneo. L’Odissea si è così progressivamente trasformata in un sottotesto, dando vita a uno spettacolo in cui lontane eco mitologiche si armonizzano ai racconti del presente. Ulisse, Penelope e Telemaco: una famiglia in vacanza in uno stabilimento balneare, che tra flashback e flashforward rivive e racconta le avventure del viaggio mitologico, trasformandolo in un viaggio interiore alla scoperta dei limiti, delle difficoltà e dei paradossi della società contemporanea.
Un viaggio che i tre personaggi, accompagnati dalla figura di un aedo non vedente, intraprendono fuori e dentro di sé, alle prese con uno spazio e un tempo nei quali non riescono a ritrovarsi.
Il tempo dell’oggi è infatti ristretto e compresso, mentre lo spazio è dilatato in forma estrema: la società in cui siamo immersi ci vorrebbe ovunque contemporaneamente, sempre più veloci, ma con sempre meno tempo a disposizione. La predominanza del virtuale sul reale ha completamente modificato la percezione degli individui, aggiogati così a una serie di automatismi che ne compromettono le capacità in quanto essere umani e relazionali.
In questo mondo dove l’errore umano è sempre una colpa e i numeri contano più delle parole; dove ogni azione deve essere performante, mirata al raggiungimento di un obiettivo e l’altra faccia della medaglia è sempre e solo il fallimento, i protagonisti rievocano incontri con stravaganti personaggi, episodi esilaranti e tragici, situazioni paradossali e grottesche, alle prese con tutta la loro inadeguatezza nei confronti del mondo contemporaneo. Quattro personaggi che riflettono sul concetto di identità, sul modo di stare al mondo, sull’evoluzione delle relazioni fra esseri umani.
testo e regia Berardi Casolari
con la collaborazione di César Brie
con Gianfranco Berardi, Gabriella Casolari, Ludovico D’Agostino, Silvia Zaru
assistente Alice Merola - disegno luci e direzione tecnica Mattia Bagnoli
costumi Giada Fornaciari - organizzazione Benedetta Pratelli
produzione IGS APS, Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia, Manifatture Teatrali Milanesi - MTM Teatro, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Comune di Bassano del Grappa
con il sostegno del MiC – Direzione Generale Spettacolo, Teatro dei Venti e del Centro di Residenza della Toscana (Armunia - CapoTrave/Kilowatt), Comune di Sansepolcro