Ecco che ci si confronta con il proibito, con i divieti che ogni disubbidienza o trasgressione fatica a demolire, radicati come sono nel nostro Dna, non per scelta ma per costituzione; concetti protetti sotto l’ègida della moralità, che non hanno spesso alcuna reale attinenza con l’essere morale.
Tabù.
Ovvero contro il divieto di avere contatti con determinate persone, di frequentare certi luoghi, di cibarsi di alcuni alimenti, di pronunciare determinate parole, di mostrarsi indecisi, di fallire.
E nessun pensiero non ammissibile alla coscienza.
I tabù alimentano la pornografia e la clandestinità dei desiderI tabù generano malattia mentale.
I tabù comprimono le possibilità.
I tabù ignorano la diversità.
I tabù ammettono una sola verità.
I tabù conducono a un punto morto.
L’idea del progetto nasce dalla ricezione di una mail che rientra nella metodica nota di “estorsione sessuale”. Da qui l’idea di trattare il tema dei "divieti” partendo dalla sfera sessuale per attraversare e disvelare, attraverso una condivisione pubblica, le inibizioni a cui ci si sottomette nel privato e nel sociale, spesso preferendo differire o tacere.
Tabù, strumento politico di controllo e oppressione? O salvavita dell’equilibrio sociale?
Quanto i divieti hanno condizionato e condizionano la nostra esistenza?
È il momento dei fatidici “bilanci”. Della nostra e forse di altre tragicomiche esistenze.
Uno scavo che apre alla possibilità di una conoscenza intima che abbatte infeconde resistenze, favorito da una propensione engagé che argina il faceto, il non necessario.
drammaturgia e messa in opera Roberto Scappin e Paola Vannoni
tecniche Roberto Pozzi
coproduzione Teatro della Caduta, quotidiana.com
in collaborazione con Armunia Residenze Artistiche