The Angular Distance of a Celestial Body è una riflessione sul processo cartografico - visto come la rappresentazione ridotta della superficie terrestre, dove il segno grafico utilizzato sulle mappe è sostituito dal corpo di due performer. Sul pavimento la presenza di una struttura modulare orizzontale di fili di lana si contrappone alla tensione verticale dei corpi simmetrici, senza identità, né genere. Assistendo allo spettacolo si ha la sensazione di prendere parte a un rito arcaico dove il suono accompagna le azioni, scandisce i ritmi interni del movimento, delinea un orizzonte variabile, mettendo così in relazione la dimensione numerica - cartografica - del mondo con un paesaggio archetipico, organico, analogico che lo descrive e misura senza contemplare i numeri.
Progetto, coreografia e visuals: Alessandro Carboni
Costumi: DEM
Musica: Danilo Casti