Sta piovendo. Gabriel York aspetta l’arrivo del figlio ormai adulto, che non vede da quando questo aveva sette anni: «So cosa vuole. Vuole quello che tutti i giovani uomini vogliono dai loro padri. Vuole sapere chi è. Da dove viene. Dove sia il suo posto. E per quanto ci provi non so cosa dirgli». È questo l’inizio apparente, o forse l’epilogo, di una saga familiare che ci porta, vertiginosamente – dal 2039 al 1959, slittando nel e con il tempo – alle soglie di un diluvio torrenziale.
La storia delle famiglie Law e York: quattro generazioni di padri e figli, delle loro madri e mogli. Il testo di Andrew Bovell è un racconto intimo e distopico disegnato con un’affascinante struttura drammaturgica, dove i diversi fili narrativi, il graduale sovrapporsi delle temporalità e l’incrocio dei destini delle quattro generazioni, raccontano una corrispondenza così profonda tra le esperienze di ognuno da suggerire che negli alberi genealogici non vi siano “scritti” solo i nomi dei protagonisti, ma anche i comportamenti, le inclinazioni, i desideri e gli errori.
When the Rain Stops Falling fa del viaggio nel tempo una vera e propria forma stilistica, senza usare l’espediente del flashback, ma piuttosto grazie a un’architettura narrativa nitida e complessa che si muove nello spazio e nel tempo della storia stessa. I personaggi da vecchi e da giovani entrano ed escono da un quadro all’altro, da un paesaggio all’altro, con un ritmo incalzante che l’autore introduce fin dalle prime pagine.
Matrimoni spezzati e morti accidentali. Verità taciute o sottintese. L’eco spietato delle scelte…
Tutto sembra accadere in uno stesso ambiente, l’interno di un appartamento, il lungo tavolo da pranzo, dove si raccolgono e si ritrovano le generazioni e gli stessi personaggi in momenti diversi della loro vita, letteralmente uno accanto all’altro durante un pasto silenzioso che ha qualcosa di biblico…
E così, mentre una scena succede all’altra con l’immediatezza del montaggio parallelo e i dettagli della storia si ripetono solo apparentemente sempre uguali, a poco a poco si svela, come in un thriller, una fabula oscura in cui i figli pagano per le colpe dei padri e le madri lasciano andare i figli perché hanno “così tanto da dire” da non avere “nemmeno il coraggio di cominciare”.
Lisa Ferlazzo Natoli
di Andrew Bovell
da un progetto di lacasadargilla
regia Lisa Ferlazzo Natoli
traduzione Margherita Mauro
con Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Camilla Semino Favro, Francesco Villano
scene Carlo Sala
costumi Gianluca Falaschi
disegno luci Luigi Biondi
disegno del suono Alessandro Ferroni
disegno video Maddalena Parise
produzione ERT / Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro Due
con il sostegno di Ambasciata d’Australia e Qantas
Premio ANCT 2019 per la regia a Lisa Ferlazzo Natoli
Premio Ubu 2019 a Lisa Ferlazzo Natoli Miglior regia, a Gianluca Falaschi Migliori costumi e a Andrew Bovell Miglior nuovo testo straniero o scrittura drammaturgica
Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2019 a Camilla Semino Favro Migliore attrice emergente