In una tenuta di campagna c’è una tavola apparecchiata per il tè sotto ad un vecchio pioppo. Poco più in là, dondola un’altalena. L’atmosfera tranquilla e serena non rispecchia il tumulto disordinato dei cuori. La vita quotidiana che Vanja, sua nipote Sonja, l’anziana maman Marija, Telegin e il dottor Astrov conducono in quella residenza viene stravolta dall’arrivo dell’illustre accademico e dalla sua bellissima seconda moglie Elena. Čechov considerava Zio Vanja una commedia, quasi un vaudeville. I personaggi, monadi afflitte, annaspano nella noia, perdendosi in sterili sogni. All’interno del testo troviamo un continuo balenio di spunti burleschi; d’altronde i buffoni, i clown, gli eccentrici, non sono l’immagine della solitudine e della tristezza? Ogni personaggio declama i propri sogni, le proprie sofferenze; ogni personaggio anela al bello, al riscatto, all’amore: tutti però incapaci di agire. Così come in Beckett i due clown Vladimiro ed Estragone attendono Godot, così i personaggi di Čechov attendono, invano anch’essi, la felicità e un futuro migliore.
di Anton Čechov
adattamento e regia Roberto Valerio
con (o.a.) Pietro Bontempo, Mimosa Campironi, Giuseppe Cederna, Vanessa Gravina, Massimo Grigò, Alberto Mancioppi, Elisabetta Piccolomini
costumi Lucia Mariani
luci Emiliano Pona
suono Alessandro Saviozzi
allestimento Associazione Teatrale Pistoiese
produzione Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale