Lo spettacolo prenderà in esame un caso particolare, un vero e proprio spartiacque nella coscienza collettiva: il rapimento e l’omicidio di Giuseppe Di Matteo, il bambino figlio di un collaboratore di giustizia, rapito, tenuto per 778 giorni in prigionia in condizioni spaventose e infine ucciso per poi venire sciolto nell’acido. Siamo in presenza dell’orrore di una ferocia smisurata e di una linea di azioni così abiette da essere impossibile ogni aggettivazione. Gli strumenti linguistici a disposizione per affrontare questo lavoro sono quelli che il vocabolario teatrale ha costruito a Palermo: il corpo, il canto, il dialetto, il pupo, la recitazione, il cunto. Questo nuovo lavoro è una tragedia, un’orazione civile, un processo di autoanalisi personale e condiviso, un confronto con lo Stato, una serie di domande a Dio in persona. Un autoritratto al contempo intimo e collettivo.
di e con Davide Enia
musiche Giulio Barocchieri
luci Paolo Casati
suono Francesco Vitaliti
produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Accademia Perduta Romagna Teatri, Spoleto Festival dei Due Mondi
con il patrocinio della Fondazione Falcone