Esistono pochi casi reali di bambini cresciuti da soli nella natura o allevati dagli animali. È accaduto che siano stati cresciuti da lupi, cani, scimmie, animali della Savana. Le loro storie si perdono nel tempo tra cronaca e leggenda, tra sogno e realtà, ma qui abbiamo il dono del teatro che fa esistere per un’ora nel rito antico e carnale del racconto, del corpo dell’attore e del respiro del pubblico la storia un bambino rimasto orfano nella foresta del Congo e cresciuto volando da un albero all’altro come le scimmie. Tarzan, era lo strano verso che facevano le scimmie per chiamarlo o indicarlo. Che nella loro lingua, perché ogni animale ha una sua lingua e un suo canto, voleva dire pelle bianca.
Questo spettacolo, nato durante la più importante crisi sanitaria e ambientale del nostro tempo, racconta la sua storia, nuda e cruda, senza nessuna concessione alle promesse degli adulti e del progresso. Con il più grande amore per il mistero intoccabile della crescita, dell’umano e della nostra Terra.
di Francesco Niccolini e Luigi D'Elia
molto liberamente ispirato a Tarzan of the Apes di Edgar Rice Burroughs
con Luigi D'Elia
regia di Francesco Niccolini e Luigi D'Elia
spazio scenico Deni Bianco e Luigi D'Elia
luci Paolo Mongelli
organizzazione Francesca Vetrano e Sabrina Cocco
una coproduzione Teatri di Bari e INTI
con il sostegno di Giallo Mare Minimal Teatro Empoli
nell'ambito del progetto "Residenze" Art. 43 Mibact-Regione Toscana
Lo spettacolo sostiene Survival International, il movimento mondiale per i popoli indigeni, e la sua campagna per un nuovo modello di conservazione, efficace e rispettoso dei popoli indigeni, contro la conservazione coloniale che ruba la terra ai popoli nativi che la custodiscono e la abitano da sempre.